
Scrivo in un momento di grazia. Non per questo particolarmente felice o tranquillo, ma in un momento in cui mi sembra che questo scritto nasca da solo, “viene fuori già con le parole”, come dice Vasco.
Dopo mesi (anni?) che non riesco neppure a digitare una frase sul pc, scrivere un pensiero o una parola che non fosse determinata da una necessità burocratica, oggi mi si arrovellano pensieri, si contorcono e affastellano parole nella mente e sento la necessità di scrivere, di tirarle fuori.
Ho iniziato ieri mattina mentre camminavo per andare da un’amica a bere il caffè e pensavo che da tempo è l’unica amica che vedo una volta alla settimana e, per dirla tutta, mi piace parlare con lei, avere un solo interlocutore per alcuni pensieri e non sento la necessità di farlo con nessun altro. Non so veramente spiegare bene questo sentimento, non è necessariamente il periodo di distanziamento che stiamo vivendo a tenermi lontana dalle persone, non mi dispiace la compagnia della gente, degli amici, ma in questo momento non ne sento particolare mancanza.
Non ho voglia di parlare, di raccontare, di far salire i miei sentimenti e farne partecipi altri che sicuramente nel vedermi (dopo tanto, troppo tempo, lo so) sarebbero lì a chiedermi come va, come non va, e tutto il contorno di chi sa la mia storia degli ultimi due anni con la voglia di sapere cosa sta succedendo intorno a me, dentro me, forse senza veramente capire ed io aver voglia di farmi capire. Chi non mi vede da tempo non è sicuramente animato da pura curiosità e vuole assicurarsi che io stia bene, ma io non ho voglia di domande e, soprattutto, non ho granchè voglia di dare risposte.
Presuntuosa? Potrei essere catalogata così per chi vuole catalogarmi. Direi che, con eleganza, di questo me ne frego.
Sto cercando di vivere i miei rapporti personali, famigliari, amicali, vicinali, con un sentimento distaccato e un po’ filosofico, in una modalità che mi faccia comprendere meglio tutto quello che mi circonda oltre che me stessa, che mi aiuti a capire il mio modo di agire e il modo di agire degli altri, che mi faccia comprendere quali sono i miei valori principali, i miei fini, senza con ciò trascurare di cercare di comprendere i fini degli altri. Ma sento l’esigenza di farlo da sola, non sento la necessità della chiacchiera sviante e, magari per qualcuno, con la pretesa di darmi soluzioni o di dirmi perché faccio così e non cosà e perché gli altri nei miei confronti fanno cosà e non così. Tutto questo in questo momento non mi serve e non ne sento il bisogno e, tanto meno, ne sento la mancanza.
Potrei riassumere con una parola che non mi fa impazzire, ma non trovo altro termine: sto ELABORANDO. Si, sto mettendo a punto le grandi assenze, gli affetti, la solitudine, le amicizie, i sentimenti, le paure, il passare del tempo. Sono un bel po’ di cose ed ho bisogno di farlo da sola, anche se non proprio, perché in realtà sento l’esigenza di sapere che c’è lui che mi conosce senza riserve, mi vuole bene senza tante parole e mi concede la sua spalla e un abbraccio nei momenti no.
Per tutto il resto, al momento, va bene il silenzio.
Un libro.
La musica classica.
Una camminata.
Il caffè della mattina e il caffè del martedi.
La mia ginnastica del mattino….
V.